Palazzo Strozzi, Piazza Strozzi (Terzo piano)
Referente: Stefania Marogna
La biblioteca è consultabile previo appuntamento: lunedì, martedì e venerdì, dalle 9 alle 13; mercoledì e giovedì dalle 9 alle 17
Tel. 055288342 int. 2
La Biblioteca orientale è catalogata e disponibile nel catalogo online
La fototeca di Fosco Maraini si trova presso l’Archivio Contemporaneo – Tel. 055290131 int. 1

Il viaggiare di Fosco Maraini per il mondo, il suo sguardo sulla natura e sugli uomini – che amava paragonare a quello di un viaggiatore venuto dalla Luna per istruirsi sulle cose della Terra – non lasciano soltanto, e sarebbe già molto, un insegnamento profondo per chi lo ha conosciuto e per chi legge i libri che ha scritto o guarda le fotografie che ha scattato. La sua vita ci ha lasciato uno strumento ineguagliabile di conoscenza: la Biblioteca Orientale e la Fototeca di Maraini entrano infatti nell’universo delle istituzioni culturali fiorentine, perché chi voglia possa attingervi per ampliare la propria visione del mondo.
Il suo desiderio che Firenze potesse riprendere quella strada della conoscenza dell’Asia orientale che fino agli anni Trenta era stata componente non secondaria della vita culturale della città, si è concretizzato – grazie all’impegno del Gabinetto Vieusseux (il “venerando Vieusseux”, come lo definiva), al determinante intervento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, e al sostegno della Regione Toscana e del Comune di Firenze – nella costituzione di un patrimonio comune destinato ad essere salvaguardato nella sua unità e posto a disposizione dei cittadini.
Nel suo ‘testamento spirituale’, in forma di lettera agli amici, Maraini ribadisce la sua profonda convinzione che l’universo introduca al suo mistero attraverso una Rivelazione perenne, e non per mezzo di singole, diverse, talvolta tra loro contraddittorie rivelazioni, ognuna certa di essere la vera e l’assoluta. Come scriveva in Paropàmiso, solo quel modo di volgersi alla realtà permette di abbattere i “muri di idee” che separano come “continenti dello spirito” le diverse civiltà.
E’ nel senso di questa alta lezione che gli oltre 9.000 tra volumi e periodici raccolti da Maraini e le circa 42.000 fotografie da lui realizzate nel corso della sua vita entrano, attraverso il Gabinetto Vieusseux che le ha acquisite nel 1997 (con la clausola che rimanessero nella sua abitazione fino alla sua morte, avvenuta martedì 8 giugno 2004), nella costellazione del patrimonio culturale fiorentino. Il Programma “Vieusseux-Asia”, come Maraini lo ha battezzato, la cui responsabilità scientifica volle affidata ad Adriana Boscaro e che è affiancato al Centro Romantico (settore del Gabinetto Vieusseux particolarmente impegnato nell’ambito dei rapporti tra le diverse culture dall’Ottocento a oggi), è orientato proprio in questa direzione, legando coerentemente l’opera di Maraini all’idea che Giovan Pietro Vieusseux aveva, nel fondare nel 1819 a Firenze il suo Gabinetto Scientifico Letterario, di porre in contatto con le altre culture la cultura italiana.
Firenze e la Toscana possono così disporre di un prezioso strumento per la conoscenza della cultura e della civiltà dell’Asia Orientale, che l’attività di valorizzazione prevista dal Gabinetto Vieusseux potrà porgere non solo agli studiosi ma a un vasto pubblico, con una particolare attenzione alle giovani generazioni. Tra le principali iniziative già realizzate da “Vieusseux-Asia” (con la collaborazione in particolare della Japan Foundation, della Toshiba International Foundation, della Fondazione Romualdo Del Bianco) si ricordano la grande mostra antologica Il Miramondo. Fosco Maraini sessanta anni di fotografie esposta al Museo Marino Marini nel 1999 e successivamente a Roma, a Tokyo, a Palermo, il Convegno internazionale Firenze, il Giappone e l’Asia orientale (Gabinetto Vieusseux, 25-27 marzo 1999) e il conseguente volume, pubblicato nel 2001, il Convegno internazionale su Le relazioni tra scienza e letteratura in Oriente e in Occidente (Gabinetto Vieusseux, 28-29 marzo 2003). Sono attualmente in svolgimento o in preparazione, promosse da “Vieusseux-Asia” in occasione del quarantesimo anniversario del gemellaggio tra Firenze e Kyoto e del cinquantesimo dell’accordo di scambio culturale tra Italia e Giappone, tre mostre: Firenze e Kyoto, città parallele, fotografie e testi di Fosco Maraini, nella Sala Ferri di Palazzo Strozzi (4 marzo – 15 aprile 2005); Infantàsia. Lo straordinario del quotidiano nei disegni di bambini italiani e giapponesi 1938-2004, all’Accademia delle Arti del Disegno, Piazza S. Marco (4 -30 marzo 2005).
Nella primavera del 2008, in occasione della mostra Cina: alla corte degli imperatori. Capolavori mai visti dalla tradizione Han all’eleganza Tang (25-907) tenutasi a Palazzo Strozzi, è stato pubblicato il volume Incontri: Cinesi a Firenze dagli anni Trenta, a cura di Maurizio Bossi ed Enrico Sartoni. In occasione della Festa della Toscana dedicata ad “Arti, Culture e Futuro”, nel novembre 2009, Vieusseux Asia ha promosso, in collaborazione con le associazioni culturali giapponesi Tokaghe e Mirai, la rassegna di cinema giapponese contemporaneo Arti, tecniche e lavoro tradizionali nel Giappone di oggi. Nel dicembre 2009 è stato pubblicato il volume dal titolo Nostro Sud di Fosco Maraini. Un progetto fotografico incompiuto sul Meridione italiano(Firenze, Alinari 2009), promosso dal Gabinetto Vieusseux e dal Centro per il catalogo e la documentazione della Regione Siciliana, a cura di Cosimo Chiarelli e Elisa Ciani, con il coordinamento scientifico di Maurizio Bossi e Francesco Vergara Caffarelli.
HAIKU ON A PLUM TREE trailer ENG
Tokyo 1943: Italian anthropologist Fosco Maraini and painter Topazia Alliata refused to sign allegiance to Mussolini. They were imprisoned with their three daughters, Dacia, Yuki and Toni. Today, Toni’s daughter Mujah explores her family’s experience and legacy by trying to bring their memories to life by retracing their steps in her own journey to Japan.
LA BIBLIOTECA ORIENTALE
La Biblioteca orientale di Fosco Maraini, che tramite il Gabinetto Vieusseux entra a far parte del patrimonio culturale di Firenze come era desiderio di Maraini, comprende 9000 volumi, riguardanti Giappone, Tibet, Asia Centrale, Cina, India e Corea, e sei riviste dedicate agli studi sull’Asia Orientale, in serie completa sin dalla loro apparizione.
La storia della raccolta da lui composta è stata narrata dallo stesso Maraini, e riproduciamo qui il testo in cui ne parla.
Fosco Maraini
Mèta: un Vieusseux-Asia
Che può mai significare un titolo del genere?
Ovviamente l’idea di un’organizzazione quale il Vieusseux-Asia è recentissima, risale al momento in cui, cinque o sei anni fa, presi contatto con i dirigenti del Gabinetto Vieusseux, in particolare con Maurizio Bossi, riguardo alla mia raccolta di libri, riviste, di carte varie sull’Asia, nonché alla fototeca composta in tanti anni di viaggi. Fortunatamente trovai un’accoglienza così favorevole, così positiva, da poter passare concretamente all’abbozzo d’un progetto che battezzammo appunto «Vieusseux-Asia». Con questo Convegno diamo felicemente inizio alla sua attività.
Per scovare però le radici iniziali del progetto occorre risalire molti anni addietro, addirittura al decennio Trenta del secolo scorso. Nell’aprile del 1937 partivo per il Tibet al seguito del notissimo orientalista professor Giuseppe Tucci. A Darjeeling, nell’allora India britannica, comprai un libro: era The People of Tibet di Charles Bell. Se lo apro vi trovo un timbro del tempo e un segnetto che dice Or.1, ossia Orientalia 1. Non so come, ma avevo già in mente allora, da ragazzo ventiquattrenne, di poter raccogliere (Dio, salute e fortuna volendo) una biblioteca orientalistica, da lasciarsi poi un giorno in qualche modo alla città di Firenze, che sapevo essere gravemente mancante di strumenti per gli studi e le conoscenze del genere.
Ma da Orientalia 1 a Orientalia 8000 (o giù di lì), come siamo adesso, ce ne corre di strada: se ne appilano di decenni.
Nel 1938, poco dopo il mio ritorno a Firenze, ottenni una borsa di studio per il Giappone, e partii con moglie e nostra figlia Dacia (anni due) per le terre lontane del Sol Levante. Ricordo tra parentesi che allora, per raggiungere i paesi dell’Asia orientale, per recarsi da Brindisi a Kōbe od a Yokohama, occorrevano una quarantina di giorni di navigazione – e non le 11 o 12 ore di oggi. Si aveva la netta sensazione di andare veramente lontano, di lanciarsi nel vuoto. D’altra parte si vedeva tanto mondo: Port Said, Suez, Aden, Bombay, Colombo, Singapore, Manila, Hong-Kong, Shanghai – e finalmente i porti del Giappone. Era un autentico e fruttuoso corso di Asiologia teorica e sperimentale, affascinante, colorito, interessantissimo.
In Giappone, dove finii per restare ben otto anni, parte a Sàpporo nell’isola settentrionale dell’Hokkaidō, parte a Kyoto, parte a Nagoya, continuai assiduamente (per quanto potevano consentirlo le finanze d’un giovane laureato da poco) a raccogliere libri ed a racimolare oggetti d’interesse etnografico.
Però – alto là signori – con la mattina dell’8 (o meglio del 9) settembre 1943 ci trovammo la casa piena di poliziotti giapponesi, dalla faccia piuttosto buia… Cos’era successo? «Mes chers amis»cominciò il capo della sezione stranieri, che era valente francofono… «l’Italia s’è divisa in due… Da una parte sta il re. Dall’altra Mussolini… E voi chi volete seguire?»… Era una situazione molto penosa, però non c’era scampo nella scelta. «Voi giapponesi cosa fareste in un caso del genere? – chiedemmo all’uffiziale – Stareste con l’imperatore o col primo ministro?» «Ovviamente con l’imperatore!» fu l’immediata risposta. «Ebbene anche noi vi imitiamo, stiamo col re» «Nel qual caso ci dispiace molto – fece il commissario alzandosi – mais vous devenez ennemis… e dovrete soffrirne le conseguenze. Preparatevi per l’internamento»
Io avevo raccolto già un migliaio di volumi, oltre a molto materiale etnografico. Chiusi il tutto in una cinquantina di cassette da brace (come usavano allora in Giappone) sperando che qualche miracolo le salvasse. E il miracolo avvenne! Nel frangente ci venne in aiuto il vicedirettore dell’Istituto Francese di Cultura di Kyoto, l’amico Jean-Pierre Hauchecorne (purtroppo recentemente deceduto) il quale si portò via le cassette e le nascose nelle ampie cantine dell’istituto stesso.
Passarono anni d’inferno. Le città giapponesi bruciarono come immensi falò, Hiroshima e Nagasaki vennero annientate dalle bombe atomiche. Kyoto per fortuna fu risparmiata, come città sacra alla cultura orientale. Usciti un po’ magri e traballanti dal campo di concentramento situato a Nagoya, tra Tōkyō e Kyoto, rinvenimmo l’amico Hauchecorne e, incredibile a dirsi, riavemmo le nostre 50 cassette.
Un anno dopo ecco un altro miracolo: gli americani dell’armata d’occupazione ci offrirono gratis il ritorno in Italia – con tutte le famose cassette. Fu una traversata lunghissima di due oceani; prima il Pacifico, poi il canale di Panama, infine l’Atlantico con l’ultimo sbarco nel porto francese di Le Havre. Restava ancora il viaggio da Le Havre a Firenze… Qui altro colpo fortunato: l’ambasciatore italiano, col quale viaggiavamo, aggiunse i nostri bagagli e le famose 50 cassette, al cargo della missione. Insomma, col maggio del 1946, di miracolo in miracolo eravamo a Firenze senza aver perso nulla – e con la sola spesa di qualche mancia agli svariati facchini lungo il percorso. La collezione etnografica venne da me poco dopo donata al Museo d’Antropologia al Palazzo Nonfinito; ed il nocciolo della biblioteca era al sicuro nella casa di famiglia, fuori porta Romana, a Firenze.
Da allora in poi, nonostante viaggi e traslochi, ho potuto continuare indefessamente la mia raccolta di libri, documenti vari, fotografie sull’Asia. Devo anche riconoscere che di validissimo aiuto mi fu la stabilità della casa paterna. I pacchi continuavano ad arrivare da Oxford (dove trascorsi alcuni anni come fellow del Collegio di Saint Antony), poi da Tōkyō, da Delhi, da Calcutta, ed anche da New York, San Francisco, Parigi ed altrove, accumulandosi nell’ex fienile, trasformato in biblioteca.
I primi contatti col Vieusseux, tramite il direttore del Centro Romantico, Maurizio Bossi, furono segnati dalla massima apertura, simpatia, comprensione. Così piano piano, di passo in passo, siamo arrivati al presente Convegno, che vuole sottolineare, nei riguardi di Firenze ed anche altrove, la nascita del Vieusseux-Asia, e le sue speranze per l’avvenire. Confesso che mi pare davvero un sogno! Quando imprimevo la minuscola sigla Or.1 sul libro di Charles Bell, mai e poi mai potevo immaginarmi che dopo sessantasette anni saremmo stati qui riuniti a festeggiare un piano quasi miracolosamente realizzato…
Grazie dunque caro, venerando Gabinetto G. P. Vieusseux.
Makofo ni, kokoro kara orei wo mōshi agetai to zonjimasu…
(Sinceramente, grazie dal fondo del cuore…)
Da Firenze, Il Giappone e l’Asia orientale. Atti del Convegno internazionale di studi, Firenze, 25-27 marzo 1999, a cura di Adriana Boscaro e Maurizio Bossi, Firenze, Leo S. Olschki, 2001
Biografia Fosco Maraini
Fosco Maraini nasce a Firenze il 15 novembre 1912 da Antonio Maraini, noto scultore di antica famiglia ticinese, e da Yoi Crosse, scrittrice di padre inglese e madre polacca. Maraini trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Firenze compiendo coi genitori frequenti viaggi in Italia, Inghilterra, Svizzera, Francia e Germania. I legami familiari della madre con il Sud Africa, l’India e diversi altri paesi del mondo, nonché una spiccatissima e precoce curiosità per l’Oriente. A ventidue anni s’imbarca come insegnante d’inglese dei cadetti dell’Accademia Navale di Livorno, in crociera con la nave scuola “Amerigo Vespucci”, verso le coste del Medio Oriente. Ha modo così di visitare l’Egitto, il Libano, la Siria e la Turchia.
Nel 1935, sposa Topazia Alliata, discendente di un’antica casata siciliana, dal matrimonio con la quale nasceranno le tre figlie Dacia (1936), Yuki (1939) e Toni (1941). Nel 1937 parte al seguito del celebre orientalista Gieseppe Tucci per una lunga spedizione in Tibet. Questa esperienza convince definitivamente Fosco Maraini a dedicarsi alla ricerca etnologica e allo studio delle culture orientali. Tornato in Italia, conclude i suoi studi, laureandosi nello stesso anno in Scienze Naturali all’Università di Firenze. L’occasione di dedicarsi pienamente alla ricerca etnologica gli è offerta da una borsa di studio per ricercatori stranieri messa a disposizione della Kokusai Gakuyu Kai, un’agenzia del Governo giapponese. Nel 1939 si trasferisce con la famiglia a Sapporo, nell’isola di Hokkaido, dove effettua una serie di ricerche e di studi, incentrata sui caratteri dell’arte, della religione tradizionale e dell’ideologia degli Ainu, il “popolo bianco” del Giappone. I risultati di tali indagini sul campo verranno pubblicati a Tokyo nel 1942 in un importante lavoro monografico intitolato Gli Iku-bashui degli Ainu. Nello stesso anno pubblica, in lingua giapponese, un reportage fotografico sui popoli del Tibet (Chibetto). Tra il 1942 e il 1943, lasciata Sapporo, ricopre l’incarico di lettore di lingua italiana all’Università di Kyoto.
Dopo l’8 settembre, rifiutandosi di aderire alla Repubblica di Salò, Maraini, insieme alla sua famiglia e a un’altra trentina di residenti italiani in Giappone, viene internato in un campo di concentramento a Nagoya,; vi rimarrà sino al 15 agosto 1945. Dopo la fine della guerra rimane a Tokyo, lavorando per un anno come interprete dell’VIII Armata Americana.
Nel 1948, subito dopo il ritorno in Italia, Maraini parte per un secondo viaggio in Tibet con Giuseppe Tucci. Da questa esperienza nascerà, dopo qualche anno di gestazione, Segreto Tibet, volume che verrà tradotto in dodici lingue e che porterà il lavoro etnologico e lo stile narrativo di Maraini all’attenzione del pubblico internazionale.
Nel 1953, Maraini ritorna in Giappone dove gira una serie di documentari etnografici. Fra i documentari, oggi purtroppo in gran parte perduti, ricordiamo: Gli ultimi Ainu, incentrato sulla cerimonia dello iyomande; Ai piedi del sacro Fuji sulla vita rurale giapponese, sull’architettura tradizionale e sul ritualismo scintoista; L’isola delle Pescatrici, girato – in parte con riprese subacquee – fra le Ama delle piccole isole di Hékura e Mikurìa, nell’arcipelago delle Nanatsu-to, la cui peculiarità etnologica Maraini propose per la prima volta all’attenzione del mondo occidentale. In quegli stessi anni, contestualmente alla ricerca visiva, Maraini raccoglie numeroso materiale che adopererà per la pubblicazione di tre volumi: Ore giapponesi del 1956 (tradotto in cinque lingue), L’isola delle Pescatrici del 1969 (tradotto in sei lingue) e, infine, Japan.Patterns of Continuity (1971), monografia illustrata sul Giappone, che a sinora conosciuto dodici ristampe ed è stata tradotta in diverse lingue.
Nel 1958, Maraini – da tempo appassionato alpinista – viene invitato dal Club Alpino Italiano alla spedizione nazionale al Gasherbrum IV ( 7980 m. ) nel Karakorum. L’anno successivi è capo della spedizione italiana al Picco Saraghrar nell’Hindu-Kush. Il resoconto alpinistico ed etnografico di queste spedizioni costituisce l’argomento dei due volumi G4- Karakorum, del 1959, e Paropàmiso, del 1960, che vengono ambedue tradotti in più lingue.
Fra il 1959 e il 1964, su invito del professor Richard Storry, lavora come ricercatore associato (fellow) presso St. Antony’ s College (Dipartimento di Civiltà dell’Estremo Oriente) di Oxford. In quegli stessi anni, per conto dell’editore italiano De Donato compie un lungo viaggio attraverso l’Asia, toccando l’India, il Nepal, la Thailandia, la Cambogia, il Giappone e la Corea.
Nel 1966 torna in Giappone, dove lavora per una grande casa editrice ed effettua studi sulla civiltà e la cultura di quel paese.
Fra il 1968 e il 1969, trascorre parecchi mesi a Gerusalemme dove raccoglie materiale per la pubblicazione di uno dei più bei volumi apparsi su quella città: Jerusalem, Rock of Ages, pubblicato dalla Harcourt Brace di New York.
Nel 1970, il Ministero degli Affari Esteri lo nomina direttore delle pubbliche relazioni al Padiglione Italia dell’Esposizione Universale di Osaka. Lo stesso anno sposa in seconde nozze la sua compagna Mieko Namiki.
Nel 1972 Maraini ritorna a Firenze dove gli viene affidato l’incarico di Lingua e Letteratura Giapponese presso la Facoltà di Magistero dell’Università degli Studi, incarico che lascia nel 1983 per raggiunti limiti d’età. Sempre nel 1972, fonda l’Associazione italiana per gli Studi Giapponesi (AISTUGIA ) di cui è stato presidente fino alla morte. Fra i volumi pubblicati negli anni settanta ricordiamo: Incontro con l’Asia (1973), Tokyo, pubblicato in cinque lingue nella collana “Great Cities of the World” e Giappone e Corea, pubblicato nel 1978 sia nell’edizione italiana sia in quella francese.
Nel 1980 pubblica con Giuseppe Giarrizzo un volume sulla civiltà contadina in Italia, in cui appare per la prima volta il materiale fotografico raccolto nel Meridione e in Sicilia negli anni immediatamente successivi alla guerra.
Negli anni Novanta, Maraini ha continuato a rivedere ed ad approfondire i suoi studi giapponesi (L’àgape celeste, 1995; Gli ultimi pagani, 1997) e ha pubblicato alcuni volumi di squisito contenuto letterario scritti, a partire dalla fine degli anni cinquanta, come puro divertissement, in un chimerico linguaggio “metasemantico”: Gnosi delle Fànfole (1994) e Il Nuvolario (1995).
Su espresso desiderio di Maraini e grazie all’intervento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, la sua biblioteca orientale e la fototeca delle immagini da lui riprese nel corso della sua vita sono state acquisite dal Gabinetto Scientifico Letterario G.P. Vieusseux, costituendo la base sulla quale è nato il Programma da Maraini stesso battezzato “Vieusseux-Asia”. Nelle intenzioni di Maraini i materiali da lui raccolti dovrebbero infatti garantire a Firenze e alla Toscana la disponibilità di strumenti per la conoscenza dell’Asia Orientale tali da garantire la ripresa di quell’interesse che era stato fino agli anni Trenta del Novecento così vitale.
Nel 1999 il Gabinetto Vieusseux ha promosso una grande mostra antologica delle sue fotografie, Il Miramondo, esposta al Museo Marino Marini a Firenze, poi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e all’Istituto Giapponese di cultura e quindi a Tokyo, al Museo Metropolitano di Fotografia. Nel 2001 il Gabinetto Vieusseux ha promosso e pubblicato il cospicuo volume Firenze, il Giappone e l’Asia Orientale. Nel 2003 sempre al Gabinetto Vieusseux si è tenuto il convegno internazionale dedicato a Relazioni tra scienza e letteratura in Oriente e in Occidente
La sua biografia in forma romanzata è stata pubblicata da Mondadori con il titolo Case, amori, universi.
Negli ultimi tempi, profondamente colpito dalla strage delle Torri Gemelle, si era dedicato con appassionato impegno allo studio dei rapporti tra Islam e Occidente, riconsiderando le sue esperienze dirette di incontro con la cultura islamica.
Fosco Maraini è morto a Firenze martedì 8 giugno 2004.